Paura e stress da Coronavirus

In questo breve articolo pubblicato su Focusing Initiative International, Pat Omidian accenna alla sua esperienza con Ebola in Liberia e ci ricorda quanto sia vitale saper gestire positivamente la paura nella situazione che stiamo vivendo. La nostra paura del virus e della pandemia è sana. È il modo in cui rispondiamo alla paura che fa la sostanziale differenza.

Coronavirus: stare con la sensazione di paura

Di Pat Omidian. Traduzione, sintesi e adattamento a cura di Roberto Tecchio.

La mia paura mi ha tenuto al sicuro dall’Ebola

Ho lavorato in Liberia quando l’Ebola era in ascesa, poi di nuovo quando era quasi scomparso. Mentre oggi sono qui seduta a pensare a queste esperienze e all’attuale allarme sulla pandemia da coronavirus, vengo trasportata indietro nel tempo fino alla Liberia.

Il mio lavoro mi ha portato in zone di guerra e di dopoguerra, dove le tensioni sono elevate e la sofferenza è la norma. In guerra, si sentono gli spari, si vedono i traccianti del fuoco delle armi contro il cielo notturno. … Quello che ho scoperto attraverso le mie varie missioni in Afghanistan sotto i talebani negli anni Novanta e poi durante i combattimenti condotti dagli Stati Uniti, è che la gente si adatta alla guerra. Adattano le loro vite per gestire al meglio l’esistenza all’interno della violenza.

Con la malattia è diverso

… Come si fa ad affrontare, ad adattarsi, ad adeguarsi ad un’epidemia? La reazione naturale, radicata nella nostra storia evolutiva, ci spinge a scappare, a nasconderci. Volgiamo le spalle ai sofferenti, rifiutiamo con violenza gli estranei e agiamo senza compassione persino verso gli amici e i vicini. (E voi leggendo ciò vi direte: non io!)

L’ho visto accadere in prima persona quando sono stata incaricata dall’OMS di lavorare in Liberia sull’epidemia di Ebola. Pochi giorni dopo il mio arrivo la regione ha affrontato il peggior disastro sanitario della sua storia. … Ho trascorso 10 mesi nei campi e ho lavorato a fianco a fianco con la gente del posto, che non sapeva mai chi sarebbe stato il prossimo ad ammalarsi in famiglia.

Quello che accadeva era caos e paura. Anche quelli di noi che lavoravano in prima linea erano sopraffatti. E anche le nostre reazioni erano tese. … So di essermi sentita sopraffatta e nel timore di perdere la mia umanità. E questo è ciò che temo per noi oggi.

Mentre il coronavirus si sposta nelle comunità, senza sapere come o quando colpirà, la gente parla di poco altro. L’incertezza cresce con l’aumento dei malati e dei morti. Tuttavia ciò che è gestibile è il modo in cui rispondiamo quando la malattia si avvicina. La paura è la prima naturale risposta. Però se le persone agiscono solo a partire dalla paura invece che dalla loro profonda umanità, allora le nostre comunità saranno dilaniate.

Quindi, cosa possiamo fare?

La nostra paura è sana. È il modo in cui rispondiamo alla paura che conta.

Un’infermiera liberiana che si è presa cura di oltre venti membri della famiglia che avevano l’Ebola mi disse che provava sempre paura, ma la cosa che ha fatto con la propria paura è stata riconoscerla e continuare a camminare con essa finché questa non si è ritirata. Io penso che la paura abbia tenuto al sicuro anche me. Mi ha reso prudente nel toccare le persone. Mi ricordava di lavarmi spesso le mani e di osservare le procedure sanitarie di base. La mia paura era un alleato per la sopravvivenza purché non le lasciassi prendere il controllo. Allora la paura è diventata una partner silenziosa che mi ha permesso di tornare sempre alla gentilezza.

Come ho fatto? Il semplice saluto alla paura è un processo potente. (*)

Potresti prenderti qualche minuto per provare

[Ndt: la pratica qui proposta accresce moltissimo la sua efficacia se viene svolta con un compagno sensibile che legge le istruzioni, provando a modularle con pause e opportuno tono di voce, nonché rispettando i tempi del processo di chi sta ad occhi chiusi, il quale segnalerà con un cenno quando si sente pronto ad andare avanti, passo dopo passo, senza fretta. Se conosci il Focusing sai ovviamente di cosa parlo. Ma la pratica è certamente accessibile a chiunque senta di volerla provare. Incontrare il proprio vissuto in questo modo lascia non di rado a bocca aperta…]

1) Chiudi gli occhi…

Dirigi la tua attenzione al corpo, prima ai piedi… poi alle mani… Sii consapevole di come il corpo riposa sulla sedia… Nota la sensazione dell’aria sul viso… Ora sposta lentamente l’attenzione al respiro e prova a seguire qualche respiro… Rallenta e mantieni l’attenzione sulle sensazioni del corpo che respira…

2) Ora chiediti cosa ti fa sentire vivo e in movimento nella tua vita… (ripensa a situazioni concrete)

Senti come stai quando sei in contatto con l’energia di quella vitalità…

3) Ora, se ti sembra opportuno, puoi provare a percepire la presenza della paura dentro te…

Prova a salutare la tua paura come se fosse un’amica in difficoltà, che ha bisogno di aiuto (la paura, come ogni emozione, ha un compito da svolgere, e il suo compito è quello di tenerti al sicuro)…

Prenditi un po’ di tempo per percepire, per ascoltare ciò che lei vorrebbe per te…

Nota cosa succede quando ti prendi del tempo per salutarla e stare con lei come se fosse un’amica…

Ringrazia ora la tua paura per averti protetto chissà quante volte nella vita, e salutala…

4) Ora riporta lentamente l’attenzione al contatto con la sedia, senti come viene sostenuto il corpo… ora torna a percepire lo spazio intorno a te nella stanza… Quando sei pronta/o, riapri lentamente gli occhi…

Bene, se sei riuscita/o a stare almeno un po’ con la tua paura come amica, hai aperto la strada alla tua compassione. Ora puoi prenderti cura di te stessa/o e attingere all’energia vitale in te per portare il tuo contributo nel mondo che ti circonda…

(*) “Salutare la propria paura” (o qualsiasi altro vissuto o sensazione o energia interiore), cioè rivolgersi a ‘lei’ come fosse una persona, un’amica che ha bisogno di aiuto, comporta l’impiego di una particolare forma di linguaggio, nota nell’ambito del Focusing come ‘Linguaggio della Disidentificazione’ o anche ‘Linguaggio della Presenza’. La tecnica, che è assai più raffinata di quanto sembri a prima vista, ha potenti effetti benefici sul vissuto globale dell’individuo. Qui se vuoi trovi una presentazione sintetica della tecnica.

Roberto Tecchio

Mi piace condividere saperi che permettono a persone e gruppi di esprimere le loro potenzialità, apprendere da errori e fallimenti, così come da soddisfazioni e successi. Sono un formatore professionista certificato dall'International Focusing Institute di New York, collaboro con enti pubblici e organizzazioni non profit, insegno il Focusing a privati e professionisti che operano nel campo della salute, del benessere, dell'educazione, del volontariato, e impiego questa meravigliosa conoscenza anche in diverse forme di relazione d'aiuto orientate al benessere e all'empowerment individuale, di gruppo e organizzativo.